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"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

venerdì 15 marzo 2019

CR1

Foto by Giuseppe Raia

Il gol più bello, l’altra sera, Cristiano Ronaldo lo ha segnato durante l’intervallo, quando si spostava da un compagno all’altro per incitarli tutti, ciascuno con una parola o un gesto che sembrassero creati apposta per lui. Così si comportano i capi. Pensano prima alla squadra e poi a loro stessi, pur sapendo che sarà a loro, e non alla squadra, che verrà intestata la vittoria o imputata la sconfitta. C’è anche un sottile egoismo in questo atteggiamento: il modo migliore per togliersi la pressione di dosso è alleviare quella altrui. Persino il gestaccio esecrabile con cui CR7 ha risposto a quello compiuto all’andata dall’allenatore rivale nasceva dall’impulso di caricarsi sulle spalle il sentimento di rivalsa di una comunità intera. Uno sbaglio, ma uno sbaglio da leader. Ronaldo è stato a lungo il secondo giocatore più forte del mondo, dietro il solipsista Messi. Ora il più forte è lui, e l’impresa senza precedenti è che ha effettuato il sorpasso a fine carriera. A dimostrazione che il carattere funziona da moltiplicatore del talento e l’autodisciplina da moltiplicatore di entrambi.
Quanti Ronaldo ci sono su piazza? Nella politica dei narcisi, ben pochi. Nelle imprese e nelle professioni, qualcuno di più. Riguardo all’assumersi responsabilità in famiglia, ciascuno può parlare per la sua. Diventi CR7 quando, alla vigilia di un affare decisivo, passi la serata a ricordare alle persone con cui dividi la vita che nessuna è più importante di loro, per te. Vasto programma.

                                               Massimo Gramellini - Il Caffè (Corriere della Sera - 14/3/2019)

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