Matteo Salvini sul lettino del psicanalista? Non potendo invitare direttamente il Presidente del Consiglio, pardon... il vice-presidente del Consiglio, a stendersi rilassato per raccontare tutto ciò che veramente gli passa per la testa, il psicanalista Massimo Recalcati tenta di analizzare, anche in assenza del "paziente", i motivi che hanno permesso il suo successo e il suo continuo rafforzarsi una volta conquistato il "potere": "In termini psicoanalitici, Salvini ha saputo sfruttare quella pulsione securitaria che per Freud è a fondamento di ogni psicologia di massa. La difesa della propria identità, il rifiuto dell’estraneo, l’arroccamento di fronte alla minaccia dello straniero prima di essere xenofobia, razzismo o altro, che piaccia o meno, è una inclinazione fondamentale dell’essere umano.
Ogni filosofia politica che trascura questo dato di fondo rischia l’idealismo impotente. Una delle leggi isolate da Freud come determinanti nel regolare la nostra vita psichica è, infatti, quella della difesa strenua del proprio equilibrio interno e dei propri confini. Salvini vince facile perché ha elevato questa tendenza basica della vita pulsionale alla dignità dell’azione politica. La totale subalternità del M5S deriva da questa mossa inaugurale".
Pulsione, pulsione securitaria parlando nel nome del popolo (?) italiano ogni volta che apre bocca. Salvini ci tiene a dire che gli italiani ("tutti gli italiani") sono con lui fino al punto di sostenere che possono anche arrestarlo ma nessuno potrà fermare "la voglia di cambiamento di 60 milioni di italiani". Una volta individuato il nemico esterno (l'immigrato o l'Europa che sia) la sua pulsione lo porta a prefigurare e sostenere che lui è dalla parte della ragione e ogni italiano (compresi gli immigrati divenuti cittadini italiani?) è dalla sua parte, compresi neonati, ragazzini e ultracentenari.
E i suoi (pochissimi) avversari? E la sinistra che fino a ieri era al governo? Scrive Recalcati: "Sbaglierebbe però, ancora una volta, la sinistra a non tener conto di questa realtà “umana troppo umana” invocando come suo antidoto l’Europa come ideale universale. In politica l’universalismo tende sempre a perdere contro il particolarismo.
La forza mediatica di Salvini è quella di dichiarare di inchiodare l’Europa alle sue responsabilità concrete. Il gioco è facile: egli sfida un’Europa solo di carta nel nome della concretezza realissima della pulsione securitaria. E la sinistra non potrà vincere questa ondata reazionaria invocando un astratto desiderio di Europa perché il desiderio senza pulsione resta, come insegna la psicoanalisi, totalmente vuoto. La sinistra non deve scindere il desiderio dalla pulsione, sebbene questa rischi ancora di essere la sua inclinazione di fondo. Considerare la pulsione securitaria solo come un elemento regressivo, barbaro, analfabeta, senza invece cogliere che essa riguarda un fondamento imprescindibile della nostra vita psichica".
Complicato opporsi al Matteo nazionale (ma una volta il "Matteo" nazionale non era un altro?) e le "pulsioni" hanno, come sempre, il loro peso nel mondo degli adulti. Proprio per questo, alla fine, Massimo Recalcati inchioda sul suo lettino freudiano la "sinistra" che: "Dovrebbe provare a leggere la pulsione senza snobismo, come fissazione legittima ai suoi interessi parziali e territoriali. Altrimenti il rischio è quello di lasciare che la canalizzazione della pulsione securitaria prenda solamente la via dell’odio e della lacerazione. Non servirà invocare l’Europa, se essa resterà solo un desiderio nobile sganciato dal soddisfacimento pulsionale. Dovremmo invece saper mostrare che il nostro desiderio di “Europa” coincida innanzitutto con il destino stesso — per usare un termine appropriato di Freud — della pulsione e dei suoi interessi".
Ogni filosofia politica che trascura questo dato di fondo rischia l’idealismo impotente. Una delle leggi isolate da Freud come determinanti nel regolare la nostra vita psichica è, infatti, quella della difesa strenua del proprio equilibrio interno e dei propri confini. Salvini vince facile perché ha elevato questa tendenza basica della vita pulsionale alla dignità dell’azione politica. La totale subalternità del M5S deriva da questa mossa inaugurale".
Pulsione, pulsione securitaria parlando nel nome del popolo (?) italiano ogni volta che apre bocca. Salvini ci tiene a dire che gli italiani ("tutti gli italiani") sono con lui fino al punto di sostenere che possono anche arrestarlo ma nessuno potrà fermare "la voglia di cambiamento di 60 milioni di italiani". Una volta individuato il nemico esterno (l'immigrato o l'Europa che sia) la sua pulsione lo porta a prefigurare e sostenere che lui è dalla parte della ragione e ogni italiano (compresi gli immigrati divenuti cittadini italiani?) è dalla sua parte, compresi neonati, ragazzini e ultracentenari.
E i suoi (pochissimi) avversari? E la sinistra che fino a ieri era al governo? Scrive Recalcati: "Sbaglierebbe però, ancora una volta, la sinistra a non tener conto di questa realtà “umana troppo umana” invocando come suo antidoto l’Europa come ideale universale. In politica l’universalismo tende sempre a perdere contro il particolarismo.
La forza mediatica di Salvini è quella di dichiarare di inchiodare l’Europa alle sue responsabilità concrete. Il gioco è facile: egli sfida un’Europa solo di carta nel nome della concretezza realissima della pulsione securitaria. E la sinistra non potrà vincere questa ondata reazionaria invocando un astratto desiderio di Europa perché il desiderio senza pulsione resta, come insegna la psicoanalisi, totalmente vuoto. La sinistra non deve scindere il desiderio dalla pulsione, sebbene questa rischi ancora di essere la sua inclinazione di fondo. Considerare la pulsione securitaria solo come un elemento regressivo, barbaro, analfabeta, senza invece cogliere che essa riguarda un fondamento imprescindibile della nostra vita psichica".
Complicato opporsi al Matteo nazionale (ma una volta il "Matteo" nazionale non era un altro?) e le "pulsioni" hanno, come sempre, il loro peso nel mondo degli adulti. Proprio per questo, alla fine, Massimo Recalcati inchioda sul suo lettino freudiano la "sinistra" che: "Dovrebbe provare a leggere la pulsione senza snobismo, come fissazione legittima ai suoi interessi parziali e territoriali. Altrimenti il rischio è quello di lasciare che la canalizzazione della pulsione securitaria prenda solamente la via dell’odio e della lacerazione. Non servirà invocare l’Europa, se essa resterà solo un desiderio nobile sganciato dal soddisfacimento pulsionale. Dovremmo invece saper mostrare che il nostro desiderio di “Europa” coincida innanzitutto con il destino stesso — per usare un termine appropriato di Freud — della pulsione e dei suoi interessi".
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