nuovigiorni

"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

martedì 21 agosto 2018

Privatizzazioni

Il business delle privatizzazioni dei beni pubblici, nel corso degli ultimi venti anni, è stato analizzato in lungo e in lardo da studiosi, esperti ed economisti.
La regolamentazione del settore autostradale, approvata dal Parlamento italiano dieci anni fa attraverso la convenzione con la società legata alla famiglia Benetton, è oggi vista come la punta nefasta dell’iceberg generato dalla stagione delle privatizzazioni se la si accosta alla tragedia di Genova e alle tante problematiche del degrado infrastrutturale del nostro paese.
Nadia Urbinati (Repubblica del 17/8), docente nel Dipartimento di Scienze politiche alla Columbia University, riassume cos’è accaduto in questi anni: “Degrado etico e ambientale e caduta di responsabilità pubblica e politica verso i beni pubblici sono andati di pari passo. Sono anche l’esito di una politica radicale di privatizzazioni del patrimonio pubblico che dalla fine del secolo scorso ha segnato tutti i governi, al di là di sigle e maggioranze. E ha goduto di legittimità per l’incontro di due fenomeni concomitanti: la scoperta di tangentopoli e la conversione al liberismo della sinistra post marxista. (…) Tangentopoli sembrò giustificare la politica delle privatizzazioni con un argomento che era il perno della retorica thatcheriana e reaganiana: la politica tende a infiltrarsi dove ci sono risorse, togliendo le quali si toglierà incentivo alla corruzione. Meno Stato significava meno opportunità di corruzione”.
Naturalmente affinché ciò potesse realizzarsi l’impostazione del programma delle privatizzazioni, prevedeva (prevede?) una serie di vincoli necessari a evitare distorsioni nel processo di vendita (o di concessione), nonché l’applicazione di norme sulle condizioni di trasparenza e seri controlli.
Le imprese a partecipazione statale erano agonizzanti, la corruzione imperversava e, quindi, soltanto una classe imprenditoriale moderna, potrebbe eva sostenere adeguati investimenti per la gestione dei beni pubblici: “Maggiore efficienza delle imprese private e lotta alla corruzione – questo combinato doveva essere l’esito delle privatizzazioni. Il paradosso di fronte al quale ci troviamo – non oggi, ma che con Genova ha raggiunto livelli tragici – sta nel fatto che né l’efficienza né la neutralizzazione delle ragioni della corruzione sono seguite alla massiccia cura del dimagrimento del pubblico. (…) La questione è molto nostrana e mette in primo piano la decadenza etico-politico della nostra classe dirigente, statale ed economica. Controlli laschi o colpevolmente poco monitorati, persistenza di rapporti opachi in una pletora di agenzie e responsabilità che lasciano aperti ampi varchi alla corruzione: tutto questo impone di rivedere il rapporto tra pubblico e privato, per restituire al pubblico una funzione direttiva e di controllo diretto”.

Canzone del giorno: Cast No Shadow (1995) - Oasis
Clicca e ascolta: Cast....