Un Extracomunitario, ospite nel nostro Paese, ha ricevuto il foglio di via perché ha la cattiva abitudine di mangiare nei ristoranti senza pagare il conto. Il fatto che sia norvegese e biondo, come quasi tutti i norvegesi, non muta di una virgola la sua qualifica di scroccone seriale. Non è un’aggravante, non è una scusante. Così come non è una scusante né un’aggravante, per uno stupratore, essere di Latina (è stato arrestato in un villaggio turistico del Salento). In termini di diritto, e anche di logica, è ugualmente irrilevante il fatto che la sua vittima fosse una ragazza italiana. Il crimine non sarebbe stato più grave né meno grave se la stuprata fosse stata senegalese o cambogiana o inglese. Per la legge, almeno quella scritta nei codici, quella che si studia nelle Facoltà di quasi tutto il mondo, gli uomini sono tutti uguali.
Se quanto detto sopra è chiaro e condivisibile, allora ogni sottolineatura enfatica della nazionalità di un reo — così come della nazionalità della vittima — è in parte stupida, in parte strumentale. Non serve ad attribuire minore o maggiore gravità al crimine, minore o maggiore colpa al criminale: serve solo ad alimentare, strutturalmente, il discorso razzista. È per questo che, giustamente, nei titoli di giornale non si legge mai “preso stupratore italiano”.
Michele Serra, L'Amaca (La Repubblica del 05/07/2017).
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