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"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

giovedì 10 agosto 2017

Litio e cobalto

Scarse, costose, estratte con metodi
inquinanti e in Paesi che calpestano i diritti umani. Le materie prime dell’auto elettrica rischiano di riproporre gli stessi problemi del petrolio. I primi segnali di allarme hanno cominciato a suonare, sia per il litio, sia – in modo ancora più forte – per il cobalto. 
I due metalli impiegati nelle batterie degli autoveicoli (ma anche in quelle di computer e smartphone) sono divenuti oggetto di speculazioni di ogni genere e i prezzi sono già decollati. Le minerarie si sono scatenate nella ricerca di nuovi depositi e di capitali per svilupparli, le case automobilistiche sono entrate in competizione per aggiudicarsi forniture che temono possano presto rivelarsi insufficienti. E c’è persino qualche fondo d’investimento che, fiutato l’affare, ha cominciato a fare incetta di cobalto. (...) Investitori e minerarie hanno già preso nota da tempo, anche se è impossibile prevedere con esattezza come evolverà il mercato del litio, del cobalto e di altre materie prime impiegate nelle batterie, come la grafite, il manganese o i meno “esotici” rame e nickel. Molto dipenderà dalla velocità di adozione delle auto elettriche e dal mix tra veicoli elettrici puri e ibridi plug-in. Inoltre c’è la variabile riciclo, oggi poco sfruttata, ma che in futuro potrebbe diventare un’importante fonte aggiuntiva di metallo. Infine bisognerà vedere quali metalli e in quali proporzioni saranno usati: si tratta di tecnologie giovani, che potrebbero evolversi in modo inaspettato e l’impennata dei prezzi di litio e cobalto sta già portando a fenomeni di sostituzione, oltre che allo sviluppo dell’offerta. 

Sissi Bellomo, Il Sole 24 Ore (9/8/2017)

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