Questa è la storia di un’atleta leggendaria, della sua gara più bella e,
soprattutto, di una promessa mantenuta. «Non posso smettere di nuotare tra le
lacrime», aveva detto Federica Pellegrini a Rio dopo il fallimento e dopo una
notte insonne trascorsa pensando al ritiro. Era poi bastato che sorgesse il sole
per capire che lei, condannata alla gloria, aveva ancora un obbligo con se stessa.
Detto e fatto, ha provveduto nell’unico modo che conosce: un anno di lavoro
duro, a testa bassa ma mente accesa, fino al capolavoro di ieri, il suo terzo oro
mondiale nei 200 stile libero, la sua settima medaglia iridata consecutiva (record
assoluto) e soprattutto il cerchio finalmente chiuso: «Ora posso dire di essere in
pace».
La promessa mantenuta è naturalmente anche una lezione su come a quasi 29
anni si possa stare ancora a questi livelli nonostante milioni di chilometri, onori,
pettegolezzi e pressioni sulle spalle, con nuove avversarie sempre più giovani e
forti, con i corpi più elastici e sempre meno soggezione. (...) «la più
grande atleta di sempre» (copyright Malagò), ha preso un altro oro la cui morale,
raccontata dalla protagonista, suona così: «Più bello non era possibile. Se ho
fatto la storia? Penso di sì, poi dite voi. Io so che l’ho meritato e lo dedico a me
stessa e al culo che mi sono fatta in questi anni». Non è lessico reale, ma è la pura verità. E poi il nuoto crudele non accetta infingimenti: per questo Federica è
ancora la migliore.
Alessandro Pasini, Corriere della Sera (27/07/2017)
Alessandro Pasini, Corriere della Sera (27/07/2017)
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