La sentenza della Corte di Cassazione
che obbliga lo straniero che vive in Italia a conformarsi ai nostri valori (e
implicitamente a quelli occidentali) è aberrante, inquietante, pericolosa e
oserei dire paranoica. Lo straniero che vive in Italia ha il
solo obbligo, come tutti, di rispettare le leggi dello Stato italiano. Punto.
Il sikh che girava con un coltello kirpan, sacro nella sua cultura, doveva
essere condannato perché in Italia è vietato andare in giro armati. Se si
accettasse il principio enunciato dalla Corte di Cassazione un italiano che
vive in un paese islamico dovrebbe, in conformità alla cultura di quel paese,
farsi musulmano. (…) Stiamo di fatto calpestando proprio quei
valori, democrazia in testa, cui diciamo di appartenere e ai quali vorremmo
costringere qualsiasi ‘altro da noi’. Alla povera gente che migra nel nostro
Paese e negli altri stati europei, a causa molto spesso delle nostre
prevaricazioni economiche e armate che abbiamo fatto nei loro, vorremmo
togliere, alla fine, anche l’anima. Spostando il discorso mi piacerebbe
sapere quali sono i nostri valori. A parte quello di una democrazia che in
realtà non è tale, perché non appartiene ai cittadini ma è nel pieno possesso
di oligarchie, nazionali e internazionali, non vedo in Occidente un altro
valore che non sia l’adorazione del Dio Quattrino e la supina subordinazione
alle leggi del mercato.
Siamo molto gelosi della nostra
identità, più che altro a parole perché un’identità non l’abbiamo più, ma non
tolleriamo quella altrui.
Massimo Fini (Il Fatto Quotidiano - 18/5/2017)
Canzone del giorno: Nel nome di chi (2009) - Paola Turci
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La
spada sikh è questione di legge, non di valori
La sentenza della
Corte di Cassazione che obbliga lo straniero che vive in Italia a conformarsi
ai nostri valori (e implicitamente a quelli occidentali) è aberrante,
inquietante, pericolosa e oserei dire paranoica. Lo straniero che vive
in Italia ha il solo obbligo, come tutti, di rispettare le leggi dello Stato
italiano. Punto. Il sikh che girava con un coltello kirpan, sacro nella sua
cultura, doveva essere condannato perché in Italia è vietato andare in giro armati.
Se si accettasse il principio enunciato dalla Corte di Cassazione un italiano
che vive in un paese islamico dovrebbe, in conformità alla cultura di quel
paese, farsi musulmano.
La sentenza della
Cassazione è incostituzionale perché viola l’articolo 3 della nostra Carta che
recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti
alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di
opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.
La questione non
riguarda semplicemente le differenze religiose, punto su cui si sono soffermati
quasi tutti, ma è molto più ampia: riguarda l’identità culturale, religiosa e
non religiosa. La Cassazione afferma: “La società multietnica è una necessità,
ma non può portare alla formazione di arcipelaghi culturali confliggenti a
seconda delle etnie che la compongono”. Non so dove la Cassazione sia andata a
scovare un principio di questo genere, inaudito nel senso letterale di mai
udito fino a oggi. Lo straniero che vive in Italia non ha l’obbligo di
conformarsi alle nostre tradizioni, ha il sacrosanto diritto di conservare le
sue, sempre che, naturalmente, come si è già detto, non siano in contrasto con
le nostre leggi. Al limite lo straniero non ha nemmeno l’obbligo di imparare la
nostra lingua, sarebbe più intelligente se lo facesse ma non ne è obbligato.
Per decenni ci sono stati italiani emigrati in America che non spiccicavano
nemmeno una parola di inglese, ma non per questo sono stati sanzionati.
La questione della
sicurezza, importante ma che non ha nessuna rilevanza se lo straniero rispetta
le leggi del nostro Stato (il burka va vietato non perché è un simbolo
religioso ma perché copre l’intero viso e le nostre leggi prevedono che si
debba andare in giro a volto scoperto), sta facendo dell’ ‘arcipelago
culturale’ occidentale un sistema totalitario che non tollera le diversità
culturali sia all’esterno (vedi le aggressioni armate ad altri Paesi, dalla
Serbia alla Libia) sia al proprio interno. Stiamo di fatto calpestando proprio
quei valori, democrazia in testa, cui diciamo di appartenere e ai quali
vorremmo costringere qualsiasi ‘altro da noi’. Alla povera gente che migra nel
nostro Paese e negli altri stati europei, a causa molto spesso delle nostre
prevaricazioni economiche e armate che abbiamo fatto nei loro, vorremmo
togliere, alla fine, anche l’anima.
Spostando il discorso
mi piacerebbe sapere quali sono i nostri valori. A parte quello di una
democrazia che in realtà non è tale, perché non appartiene ai cittadini ma è
nel pieno possesso di oligarchie, nazionali e internazionali, non vedo in
Occidente un altro valore che non sia l’adorazione del Dio Quattrino e la
supina subordinazione alle leggi del mercato.
Siamo molto gelosi
della nostra identità, più che altro a parole perché un’identità non l’abbiamo
più, ma non tolleriamo quella altrui. Io sono libero di essere sikh, sono
libero di essere indù, sono libero di essere musulmano, sono libero, se abito
in un Paese di cultura diversa, di essere laico e non credente.
Dell’Illuminismo
abbiamo conservato e sviluppato il peggio, ma abbiamo dimenticato il meglio che
sta nella famosa frase di Voltaire: non sono d’accordo con le tue idee ma
difenderò il tuo diritto a esprimerle fino alla morte. E per ‘idee’ bisogna
intendere anche le tradizioni, la cultura, la religione, direi meglio: la
spiritualità di chi è diverso da noi.
La sentenza della
Cassazione ci dice che anche i magistrati –che per fortuna non fanno le leggi
ma devono solo applicarle e giudicare caso per caso- hanno perso di vista i
princìpi fondamentali del nostro diritto e della nostra cultura. Ma più in
generale direi che noi occidentali abbiamo perso la testa.
Massimo Fini
Il Fatto Quotidiano,
18 maggio 2017