Si arriva all’oggi. Con il Movimento che si ritrova il macigno Roma sulle spalle proprio mentre incassa la vittoria del No al referendum e corre in solitudine verso il governo nazionale. Ieri dal blog di Grillo il M5S aveva definito una bufala le perquisizioni in Campidoglio (sono acquisizioni di atti, ha precisato) e aveva avvertito: «Il Movimento è sotto attacco e presto, mano a mano che ci avvicineremo alle politiche, sarà molto peggio». Probabilmente è vero. Ma allo stesso modo è vero che l’affaire romano è stato affrontato tardi e male. Troppi inciampi, troppi tentennamenti, troppe valutazioni di opportunità politica che chi fa dello slogan “onestà onestà onestà” la sua bandiera dovrebbe fare meno degli altri. Adesso Grillo e Casaleggio sono davanti a un bivio. Possono togliere il simbolo a quel che resta della giunta Raggi, facendo pubblica ammenda e imparando la lezione: al timone di una città, come del Paese, bisogna andare preparati, con una classe dirigente realmente all’altezza capace di realizzare il programma. Oppure possono continuare a difendere la sindaca senza spostarsi dalla linea dettata stamattina - scaricare Marra ovvero liquidarlo come un semplice tecnico - e limitandosi a “commissariarla” con nuove strutture simil-direttorio. Ma rischiando il voltafaccia dei cittadini. Per i Cinque Stelle questo è in ogni caso il primo vero bagno di realtà. Molto più delle firme false.
Manuele Perrone, Il Sole 24 Ore (16/12/2016)
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