Donald Trump dice che la sua non è stata una campagna elettorale, ma un movimento per restituire il potere al popolo. I contenuti di questa rivoluzione sono discutibili, ma la premessa no. Ha vinto intercettando le ansie dei bianchi della classe media e bassa, senza laurea, soprattutto nell'America rurale, risentiti per la crisi economica e impauriti dalla sensazione che il Paese sfugga loro di mano, passando alle minoranze. Un’ondata populista e anti-globalista che era cominciata in Europa con la Brexit, ma ora ha trovato conferma negli Stati Uniti! usando l’esuberanza di Donald per diventare il fenomeno politico occidentale dominante.
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Ha militato nel Partito repubblicano, riformista, democratico, indipendente, e ora di nuovo repubblicano, stavolta per entrare alla Casa Bianca. Perciò l’establishment del Gop non si fidava di lui, e gli elettori lo hanno invece scelto. Come aveva preannunciato il regista liberal Michael Moore, la sua elezione è stata «il più grande vaffanculo della storia». Donald però promette di trasformarlo in una rivoluzione, un movimento che «restituirà il potere a voi, il popolo» e promette di essere «il presidente di tutti».
Paolo Mastrolilli, La Stampa (10/11/2016)
Canzone del giorno: People (2008) - Susan Tedeschi