I dati sono “dati”.
Secondo le varie angolazioni, poi, si possono
interpretare e tradurre in mille “punti di vista”.
I dati pubblicati ieri dal
Corriere della Sera e riassunti da Alberto Brambilla e Paolo Novati del Comitato tecnico scientifico di Itinerari previdenziali, lasciano, però, spazio
a pochi dubbi.
Secondo le dichiarazioni
Irpef del 2013, infatti, la metà degli italiani non risulta avere un reddito
mentre vi sono oltre 10 milioni di cittadini (su 41 milioni di contribuenti) che
versano allo Stato in media 55 cinque euro (cinquantacinque!).
La mappa dell'Irpef è
sconvolgente e i due autori evidenziano come, per chi paga, la progressione
delle imposte medie sia impressionante e siano proprio costoro a sborsare
quanto necessario per servizi sociali di cui gode principalmente (come accade
ad esempio nei servizi pubblici sanitari) l'altra metà d’italiani che non
dichiara redditi.
Matematicamente ci sono 19
milioni di contribuenti che dichiarano fino a € 15.000 e ricevono in servizi
sanitari pubblici 42 miliardi (miliardi!!!) in più di quanto versano.
Canzone del giorno: Rotten Apple (1994) - Alice in Chains
Clicca e ascolta: Rotten....
Fisco, più di dieci milioni di Italiani versano al fisco 55 euro l'anno
di Aberto Brambilla e Paolo Novati (Comitato tecnico scientifico di Itinerari previdenziali.
Corriere della Sera del 13 giugno 2015
La fotografia che arriva dalle dichiarazioni
Irpef 2013, presentate lo scorso anno, ritrae un Paese che difficilmente
potrebbe identificarsi nell’Italia, membro del club del G7. Vediamo in sintesi
qualche dato: su 60,782 milioni di abitanti il numero di contribuenti, cioè di
quelli che presentano la dichiarazione dei redditi, è di circa 41 milioni (500
mila in meno rispetto all’anno precedente); i contribuenti effettivi (che
pagano almeno un euro di tasse) sono circa 31 milioni. In altre parole, quasi
la metà degli italiani non ha redditi e quindi vive a carico di qualcuno. Per
valutare poi l’Irpef media versata, occorre fare il rapporto tra il numero dei
dichiaranti e il numero di abitanti: a ogni dichiarante corrispondono 1,48
abitanti.
Analizzando
in dettaglio le dichiarazioni,
si arriva alle seguenti considerazioni:
1) Tra i contribuenti i primi 799.815 dichiarano redditi nulli o negativi.
2) Il totale di coloro che dichiarano redditi (compresi quelli con reddito nullo o negativo) fino a 7.500 euro annui sono 10.338.712 contribuenti, cioè il 25,23% del totale, e corrispondono a 15.331.084 abitanti. L’Irpef media dichiarata pro capite è pari a 55 euro l’anno. Per queste persone, oltre agli altri servizi, lo Stato deve provvedere a pagare circa 1.790 euro a testa per la sanità (109 miliardi il totale 2013). Per cui occorre reperire dagli altri contribuenti, per il solo servizio sanitario, circa 27 miliardi.
3) Tra i 7.500 e i 15.000 euro di reddito annuo contiamo 8.740.989 contribuenti (circa 13 milioni di abitanti) che pagano una Irpef media di 649 euro. Anche qui per la sola sanità dobbiamo reperire altri 15 miliardi circa. In totale, con i 27 miliardi di prima, sono 42 miliardi in totale.
4) Tra i 15.000 e i 20.000 euro di reddito dichiarato troviamo 6,2 milioni di contribuenti (9,31 milioni di abitanti) che pagano un’imposta media di 1.765 euro, quasi sufficiente per pagarsi la sanità.
1) Tra i contribuenti i primi 799.815 dichiarano redditi nulli o negativi.
2) Il totale di coloro che dichiarano redditi (compresi quelli con reddito nullo o negativo) fino a 7.500 euro annui sono 10.338.712 contribuenti, cioè il 25,23% del totale, e corrispondono a 15.331.084 abitanti. L’Irpef media dichiarata pro capite è pari a 55 euro l’anno. Per queste persone, oltre agli altri servizi, lo Stato deve provvedere a pagare circa 1.790 euro a testa per la sanità (109 miliardi il totale 2013). Per cui occorre reperire dagli altri contribuenti, per il solo servizio sanitario, circa 27 miliardi.
3) Tra i 7.500 e i 15.000 euro di reddito annuo contiamo 8.740.989 contribuenti (circa 13 milioni di abitanti) che pagano una Irpef media di 649 euro. Anche qui per la sola sanità dobbiamo reperire altri 15 miliardi circa. In totale, con i 27 miliardi di prima, sono 42 miliardi in totale.
4) Tra i 15.000 e i 20.000 euro di reddito dichiarato troviamo 6,2 milioni di contribuenti (9,31 milioni di abitanti) che pagano un’imposta media di 1.765 euro, quasi sufficiente per pagarsi la sanità.
Ricapitolando,
i primi 19.079.701 di contribuenti (pari al 46,56% del totale), di cui 7.187.273 pensionati,
dichiarano redditi da zero a 15.000 euro e quindi vivono con un reddito medio
mensile inferiore ai 600 euro: meno di quello dei circa 6 milioni di pensionati
che, come dice in modo errato l’Istat, hanno pensioni inferiori a mille euro al
mese (per la metà sono superstiti). Questi primi 19.079.701 di contribuenti a
cui corrispondono 28,3 milioni di abitanti, anche per via delle detrazioni,
pagano in media circa 300 euro l’anno e si suppone pochissimi contributi
sociali, con gravissime ripercussioni sia sull’attuale sistema pensionistico
sia sulla futura coesione sociale.
Chi
avrà i soldi per pagare le pensioni agli oltre 10 milioni di soggetti privi di contribuzione?
Il 61,88% dei contribuenti, pari a 37.613.497 abitanti, non supera i 20.000
euro di reddito lordo dichiarato l’anno (cioè poco più di 1.100 euro netti al
mese). Oltre i 55.000 euro di reddito lordo troviamo solo 1,64 milioni di
contribuenti (il 4,01%); tra i 100.000 e i 200.000 euro, 339.217 (lo 0,83%), e
sopra i 200.000 euro lordi sono 106.356. Siamo proprio un Paese povero! Alcuni
stati in via di sviluppo o emergenti hanno percentuali ben più alte.
Rovesciando
la descrizione possiamo riassumerla anche così: Lo 0,19% dei cittadini
paga il 6,9% dell’Irpef, il che ovviamente è clamoroso. L’1,02% dei contribuenti
paga il 16,3% dell’Irpef, oppure il 4,01% paga il 32,6%, oppure ancora il
10,91% paga il 51,2% di tutta l’Irpef (il 38,1% paga quasi l’86% di tutta
l’Irpef).
Impressionante la progressione delle imposte medie pagata. Tra i 20 ai 35.000 euro: 3.400 euro; tra i 35 e i 55 mila euro: 7.393 euro; tra i 55 e i 100 mila euro: 15.079 euro; tra i 100 e i 200 mila euro: 31.537 euro; sopra i 200.000 euro: 102.463 euro; oltre i 300.000 euro, la media della sola Irpef ed addizionali regionali e comunali è 163.021 euro, cioè oltre il 50% del reddito lordo a cui si sommano le altre imposte, tasse e accise; in pratica si lavora per i 2/3 per lo Stato e solo per 1/3 per la propria famiglia; si capisce il perché ogni anno questo numero di «vacche da mungere» diminuisce sempre più, anche perché a costoro sono precluse quasi tutte le agevolazioni tariffarie e sanitarie. Nell’immaginario collettivo sono quelli da spremere con patrimoniali e, se pensionati, con blocchi delle indicizzazioni, prelievi forzosi e, secondo alcuni movimenti, da espropriare oltre un certo livello di pensione. In un Paese normale dove il merito conta ancora qualcosa sarebbero da citare come esempio.
Impressionante la progressione delle imposte medie pagata. Tra i 20 ai 35.000 euro: 3.400 euro; tra i 35 e i 55 mila euro: 7.393 euro; tra i 55 e i 100 mila euro: 15.079 euro; tra i 100 e i 200 mila euro: 31.537 euro; sopra i 200.000 euro: 102.463 euro; oltre i 300.000 euro, la media della sola Irpef ed addizionali regionali e comunali è 163.021 euro, cioè oltre il 50% del reddito lordo a cui si sommano le altre imposte, tasse e accise; in pratica si lavora per i 2/3 per lo Stato e solo per 1/3 per la propria famiglia; si capisce il perché ogni anno questo numero di «vacche da mungere» diminuisce sempre più, anche perché a costoro sono precluse quasi tutte le agevolazioni tariffarie e sanitarie. Nell’immaginario collettivo sono quelli da spremere con patrimoniali e, se pensionati, con blocchi delle indicizzazioni, prelievi forzosi e, secondo alcuni movimenti, da espropriare oltre un certo livello di pensione. In un Paese normale dove il merito conta ancora qualcosa sarebbero da citare come esempio.
Ci
sarebbero molte osservazioni da fare; preferisco che siano i lettori a giudicare: a) se questa fotografia
impietosa corrisponde al Paese che ha il record di case in proprietà,
telefonini, auto e altro pro capite e una ricchezza pro capite stimata dalla
Bundesbank doppia rispetto a quella dei tedeschi; b) se non sia necessario,
come peraltro accade nella maggior parte dei Paesi che spesso citiamo a
sproposito quali modelli di welfare, che la nostra Agenzia delle entrate e
l’Inps - che pure dispongono di tutte le informazioni e codici fiscali -
procedano alla convocazione dei soggetti che dichiarano poco o nulla da molti
anni per domandare come fanno a vivere. In tanti casi, vista anche la pesante
crisi economica, la povertà sarebbe reale ed effettiva. Ma forse si
scoprirebbero anche molti lavoratori irregolari. E in qualche caso associati
alla criminalità organizzata .