Interessante
articolo-intervista di Sandra Amurri su Il Fatto Quotidiano di ieri.
Argomento trattato: psicosi da Ebola. Titolo: Attenti all’africano” Ebola, psicosi e razzismo.
In tutt'uno il nostro Paese si è diffusa un’ingiustificata nevrosi da contagio: "Roma, ore 10, bar in uno dei quartieri bene. Entra una suora di colore. Si avvicina al bancone e ordina un caffè. “Fai attenzione potrebbe avere l’Ebola”, sussurra un cliente, tra il serio e il faceto, all’orecchio dell'amico. “Non c’è da scherzare, dobbiamo stare attenti, il rischio esiste”… "Scene di ordinaria psicosi che si ripetono sugli autobus, nelle stazioni, sui treni, negli aeroporti, nei bar. O al cinema dove, alcune sere fa, addirittura due giovani quando si sono accorti di essere seduti accanto a due ragazze con i capelli rasta si sono alzati e se ne sono andati comunicando alla cassiera tutta la loro indignazione: “Dovreste impedire l’ingresso agli africani a rischio di contagio da Ebola”.
La giornalista ha colto il parere del professor Claudio Mastroianni, ordinario di
Malattie infettive all’Università La
Sapienza di Roma: È una cosa assurda, frutto dell’ignoranza in cui è sprofondato
il Paese. Siamo tornati al Medioevo come dimostra il caso della bimba tornata
dall'Uganda cacciata dall’asilo. Dire che si contrae l’Ebola da un africano in
autobus o al cinema deve solo far vergognare. Ebola non è come l’influenza, ma
stiamo scherzando? Il virus non è trasmissibile per via aerea, attraverso
l’aria. Non si contrae at- traverso la tosse e gli starnuti perché, appunto,
ripeto, non si trasmette per via aerea. L’epidemia esiste solo in Sierra Leone,
Liberia e Guinea, tanto per cominciare. Dunque, può averla contratta solo una
persona che è tornata negli ultimi 21 giorni da uno di questi tre Paesi e che
ha la febbre alta. E dall’Italia non ci sono voli diretti né con la Sierra
Leone, né con la Guinea né con la Liberia”.Argomento trattato: psicosi da Ebola. Titolo: Attenti all’africano” Ebola, psicosi e razzismo.
In tutt'uno il nostro Paese si è diffusa un’ingiustificata nevrosi da contagio: "Roma, ore 10, bar in uno dei quartieri bene. Entra una suora di colore. Si avvicina al bancone e ordina un caffè. “Fai attenzione potrebbe avere l’Ebola”, sussurra un cliente, tra il serio e il faceto, all’orecchio dell'amico. “Non c’è da scherzare, dobbiamo stare attenti, il rischio esiste”… "Scene di ordinaria psicosi che si ripetono sugli autobus, nelle stazioni, sui treni, negli aeroporti, nei bar. O al cinema dove, alcune sere fa, addirittura due giovani quando si sono accorti di essere seduti accanto a due ragazze con i capelli rasta si sono alzati e se ne sono andati comunicando alla cassiera tutta la loro indignazione: “Dovreste impedire l’ingresso agli africani a rischio di contagio da Ebola”.
Sandra Amurri chiede sull’eventualità di contagio attraverso gli immigrati che arrivano nelle nostre sponde via mare. Il professore si arrabbia ancor di più: “Sciocchezze, forme di razzismo puro! Ebola ha un’incubazione di 2-21 giorni, in media di 10 giorni. Una persona della Liberia prima che attraversi il deserto arrivi in Libia e sbarchi sulle nostre coste se ha contratto il virus non farebbe in tempo ad arrivarci perché la malattia lo avrebbe già debellato. Sento dire sciocchezze del tipo: è una malattia che sfugge a qualunque controllo, basta un caso ed è già epidemia. In Nigeria c’è stato un caso di Ebola contratta da una persona di ritorno dalla Liberia che a sua volta ne ha contagiate altre 20 e l’hanno debellata. Se ci sono riusciti in Nigeria vuole che non ci riusciremmo noi con la nostra rete infettiva?… Ciò che occorre fare è adottare misure idonee per bloccare l'epidemia in partenza nelle zone dove si sviluppa”.
Canzone del giorno: Don't Panic (2001) - Coldplay
Clicca e ascolta: Don't....
Attenti all’africano”
Ebola, psicosi e razzismo
C’È CHI SI COPRE LA BOCCA DAVANTI AI NERI E CHI LI VORREBBE FUORI DAI CINEMA MA LO SPECIALISTA : “NON SI TRASMETTE PER VIA AEREA, ESCLUSA UN’EPIDEMIA”
Sandra Amurri, Il Fatto
Quotidiano del 24/10/2014
Roma, ore 10, bar in uno dei quartieri bene. Entra una suora di colore. Si avvicina al bancone e ordina un caffè. “Fai attenzione potrebbe avere l’Ebola”, sussurra un cliente, tra il serio e il faceto, all’orecchio dell'a- mico. “Non c’è da scherzare, dobbiamo stare attenti, il rischio esiste”.
Ore 15, stazione Termini. Una donna di colore tiene in braccio il bimbo in fasce. Si avvicina a una coppia che, come lei, sta controllando gli orari di partenza dei treni e chiede che ore sono. La signora prontamente si allontana. L’uomo risponde coprendosi la bocca con la mano. La donna con il bimbo non capisce il senso di quel gesto, ringrazia e si dirige verso i binari. La coppia si ricongiunge. Lei dice a lui: “Hai fatto bene a coprirti la bocca, era così vicina!”.
SCENE DI ORDINARIA psicosi che si ripetono sugli autobus, nelle stazioni, sui treni, negli aeroporti, nei bar. O al cinema dove, alcune sere fa, addirittura due giovani quando si so- no accorti di essere seduti accanto a due ragazze con i capelli rasta si sono alzati e se ne sono andati comunicando alla cassiera tutta la loro indignazione: “Dovreste impedire l’ingresso agli africani a rischio di contagio da Ebola”. “È una cosa assurda, frutto dell’ignoranza in cui è sprofondato il Paese. Siamo tornati al Medioevo come dimostra il caso della bimba tornata dall'Uganda cacciata dall’asilo. Dire che si contrae l’Ebola da un africano in autobus o al cinema deve solo far vergognare”.
Non usa mezzi termini il professor Claudio Mastroianni, ordinario di Malattie infettive all’Università La Sapienza di Roma per commentare il dilagare della psicosi da Ebola.
“In questo momento non c’è nessun rischio che da noi si possa verificare. Ebola non è come l’influenza, ma stiamo scherzando? Il virus non è trasmissibile per via aerea, attra- verso l’aria. Non si contrae at- traverso la tosse e gli starnuti perché, appunto, ripeto, non si trasmette per via aerea. L’epidemia esiste solo in Sierra Leone, Liberia e Guinea, tanto per cominciare. Dunque, può averla contratta solo una persona che è tornata ne- gli ultimi 21 giorni da uno di questi tre Paesi e che ha la febbre alta. E dall’Italia non ci so- no voli diretti né con la Sierra Leone, né con la Guinea né con la Liberia”. E non provate a chiedere al professor Mastroianni se l’Ebola può arrivare con i barconi degli immigrati perché perde la pazienza: “Sciocchezze, forme di razzismo puro! Ebola ha un’incubazione di 2-21 giorni, in media di 10 giorni. Una persona della Liberia prima che attraversi il deserto arrivi in Libia e sbarchi sulle nostre coste se ha contratto il virus non farebbe in tempo ad arrivarci perché la malattia lo avrebbe già debellato. Sento dire sciocchezze del tipo: è una malattia che sfugge a qualunque controllo, basta un caso ed è già epidemia. In Nigeria c’è stato un caso di Ebola contratta da una persona di ritorno dalla Liberia che a sua volta ne ha contagiate altre 20 e l’han- no debellata. Se ci sono riusciti in Nigeria vuole che non ci riusciremmo noi con la nostra rete infettiva? Il rischio maggiore lo corre l’operatore sanitario che sta lavorando in uno di questi Paesi. Può succedere che si ammali nono- stante tutte le precauzioni. Nel caso verrebbe rimpatriato, indirizzato all’Istituto nazionale per le malattie infettive ‘Lazzaro Spallanzani’ di Roma e verrebbero prese tutte le misure opportune”.
DICONO CHE non sia curabile e questo fa sì che aumenti il “guardarsi dall’africano”. “Ci si mette anche lei? Detta così vuol dire: morte sicura. Ma non è vero. Non ci sono farmaci specifici, anche se ci so- no farmaci in via di sperimentazione avanzata, però con una procedura di assistenza adeguata la guarigione è possibile. L’Ebola non è la peste. In Africa la mortalità elevata è dovuta alle condizioni di base non al fatto che la malattia sia incurabile. Come dimostrano i casi avvenuti in Occidente che sono tutti guariti a ecce- zione di un operatore sanitario arrivato in gravissime con- dizioni. Dare linfa a questa pa- ranoia, ripeto, frutto dell’ignoranza, equivale a sdoganare il razzismo. Come sostenere che bisogna chiudere le frontiere. Le malattie viaggiano comunque. Ciò che occorre fare è adottare misure idonee per bloccare l'epidemia in partenza nelle zone dove si sviluppa. Le dirò in tutto questo c'è un aspetto positivo. Le misure di prevenzione emanate dal ministero della Salute atte a fronteggiare possibili casi di Ebola sono uniche, scrupolose, rafforzano la rete di malattie infettive ed è utilissimo per il futuro, un addestramento prezioso”.
Roma, ore 10, bar in uno dei quartieri bene. Entra una suora di colore. Si avvicina al bancone e ordina un caffè. “Fai attenzione potrebbe avere l’Ebola”, sussurra un cliente, tra il serio e il faceto, all’orecchio dell'a- mico. “Non c’è da scherzare, dobbiamo stare attenti, il rischio esiste”.
Ore 15, stazione Termini. Una donna di colore tiene in braccio il bimbo in fasce. Si avvicina a una coppia che, come lei, sta controllando gli orari di partenza dei treni e chiede che ore sono. La signora prontamente si allontana. L’uomo risponde coprendosi la bocca con la mano. La donna con il bimbo non capisce il senso di quel gesto, ringrazia e si dirige verso i binari. La coppia si ricongiunge. Lei dice a lui: “Hai fatto bene a coprirti la bocca, era così vicina!”.
SCENE DI ORDINARIA psicosi che si ripetono sugli autobus, nelle stazioni, sui treni, negli aeroporti, nei bar. O al cinema dove, alcune sere fa, addirittura due giovani quando si so- no accorti di essere seduti accanto a due ragazze con i capelli rasta si sono alzati e se ne sono andati comunicando alla cassiera tutta la loro indignazione: “Dovreste impedire l’ingresso agli africani a rischio di contagio da Ebola”. “È una cosa assurda, frutto dell’ignoranza in cui è sprofondato il Paese. Siamo tornati al Medioevo come dimostra il caso della bimba tornata dall'Uganda cacciata dall’asilo. Dire che si contrae l’Ebola da un africano in autobus o al cinema deve solo far vergognare”.
Non usa mezzi termini il professor Claudio Mastroianni, ordinario di Malattie infettive all’Università La Sapienza di Roma per commentare il dilagare della psicosi da Ebola.
“In questo momento non c’è nessun rischio che da noi si possa verificare. Ebola non è come l’influenza, ma stiamo scherzando? Il virus non è trasmissibile per via aerea, attra- verso l’aria. Non si contrae at- traverso la tosse e gli starnuti perché, appunto, ripeto, non si trasmette per via aerea. L’epidemia esiste solo in Sierra Leone, Liberia e Guinea, tanto per cominciare. Dunque, può averla contratta solo una persona che è tornata ne- gli ultimi 21 giorni da uno di questi tre Paesi e che ha la febbre alta. E dall’Italia non ci so- no voli diretti né con la Sierra Leone, né con la Guinea né con la Liberia”. E non provate a chiedere al professor Mastroianni se l’Ebola può arrivare con i barconi degli immigrati perché perde la pazienza: “Sciocchezze, forme di razzismo puro! Ebola ha un’incubazione di 2-21 giorni, in media di 10 giorni. Una persona della Liberia prima che attraversi il deserto arrivi in Libia e sbarchi sulle nostre coste se ha contratto il virus non farebbe in tempo ad arrivarci perché la malattia lo avrebbe già debellato. Sento dire sciocchezze del tipo: è una malattia che sfugge a qualunque controllo, basta un caso ed è già epidemia. In Nigeria c’è stato un caso di Ebola contratta da una persona di ritorno dalla Liberia che a sua volta ne ha contagiate altre 20 e l’han- no debellata. Se ci sono riusciti in Nigeria vuole che non ci riusciremmo noi con la nostra rete infettiva? Il rischio maggiore lo corre l’operatore sanitario che sta lavorando in uno di questi Paesi. Può succedere che si ammali nono- stante tutte le precauzioni. Nel caso verrebbe rimpatriato, indirizzato all’Istituto nazionale per le malattie infettive ‘Lazzaro Spallanzani’ di Roma e verrebbero prese tutte le misure opportune”.
DICONO CHE non sia curabile e questo fa sì che aumenti il “guardarsi dall’africano”. “Ci si mette anche lei? Detta così vuol dire: morte sicura. Ma non è vero. Non ci sono farmaci specifici, anche se ci so- no farmaci in via di sperimentazione avanzata, però con una procedura di assistenza adeguata la guarigione è possibile. L’Ebola non è la peste. In Africa la mortalità elevata è dovuta alle condizioni di base non al fatto che la malattia sia incurabile. Come dimostrano i casi avvenuti in Occidente che sono tutti guariti a ecce- zione di un operatore sanitario arrivato in gravissime con- dizioni. Dare linfa a questa pa- ranoia, ripeto, frutto dell’ignoranza, equivale a sdoganare il razzismo. Come sostenere che bisogna chiudere le frontiere. Le malattie viaggiano comunque. Ciò che occorre fare è adottare misure idonee per bloccare l'epidemia in partenza nelle zone dove si sviluppa. Le dirò in tutto questo c'è un aspetto positivo. Le misure di prevenzione emanate dal ministero della Salute atte a fronteggiare possibili casi di Ebola sono uniche, scrupolose, rafforzano la rete di malattie infettive ed è utilissimo per il futuro, un addestramento prezioso”.