Naturalmente nessuno può
prevedere se la questione dell'indipendenza della Scozia
riemergerà in futuro.Sicuramente mercati, politici e opinionisti oggi si ritroverebbero sintonizzati su altre frequenze, se il fronte secessionista avesse avuto la meglio. Una vittoria del sì avrebbe portato la Gran Bretagna verso una crisi costituzionale senza precedenti.
Oggi, all’indomani del
referendum, i vari partiti che, in Europa, sono dediti appoggiare le istanze separatiste,
si ritrovano spiazzati e con una forza propulsiva stroncata.
La Scozia ha scelto di
continuare a far parte dell’unione che da tre secoli la lega alla Gran Bretagna.
David Cameron, premier del
Regno Unito, dichiara che non ci possono essere più dispute o rivincite, poiché
è stata ascoltata la volontà del popolo scozzese.
Sono tanti, invece, a
sostenere che un sicuro vincitore della campagna per il no alla secessione, è
la regina Elisabetta che, senza rompere la neutralità del suo ruolo e con poche
parole, è riuscita a essere protagonista. Scrive Gianni Riotta, su La Stampa, che “ha vinto la Regina Elisabetta II e ha vinto la sterlina, che ieri è risalita sul dollaro delle ex colonie americane. La sovrana – in vacanza scozzese – s’era eccezionalmente fermata, fuori dalla sua Chiesa, a conversare con un gruppo di elettori, lasciando che i reporter si avvicinassero. La rottura di etichetta s’era conclusa con un messaggio perfetto di distacco istituzionale, «avete davanti una scelta importante, dovete riflettere molto bene». Ma a nessuno, patriota dell’indipendenza della Scozia o unionista puro, è sfuggito il senso di Buckingham Palace: dopo il Si sarà troppo tardi per ripensarci”.
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