Continua imperterrita l'onda di arrivi di migranti sulle
coste di Lampedusa.
Uomini, donne e bambini ammassati sui barconi provenienti dal territorio africano e diretti verso uno spicchio d'isola ritenuto una vera e propria terra promessa per tanti diseredati.
Il Papa ha fatto una scelta fortemente simbolica, approdando, come suo primo viaggio fuori dalle mura vaticane, sull'isola di Lampedusa. Con la sua preghiera rivolta alle tantissime vittime di questi viaggi della speranza, ha cercato di scuotere le coscienze di tutti: "la globalizzazione dell’indifferenza ci rende tutti “innominati”, responsabili senza nome e senza volto".
Probabilmente non ha tutti i torti chi sostiene che esiste una palese differenza fra la predicazione religiosa e gli interventi politici che uno Stato deve attuare per amministrare un fenomeno così complesso e drammatico. Non si può, però, negare che ci ritroviamo dinanzi a un dramma contemporaneo che, in questi anni, non sempre è stato gestito con la giusta determinazione dal nostro Governo e che meritava, inoltre, un maggiore coinvolgimento dell'Europa come entità politica.
Così non è avvenuto e gli errori sono stati tanti e progressivi. Il Papa si chiede di chi sia la responsabilità del sangue versato da tanti esseri umani e pone l’accento su come, ormai, "abbiamo perso il senso della responsabilità fraterna, guardiamo il fratello mezzo morto sul ciglio della strada, pensiamo poverino e continuiamo per la nostra strada”.
Chi ha pianto, si chiede ancora, “per la morte di questi fratelli e sorelle? Chi ha pianto per queste persone che erano sulla barca? Per le giovani mamme che portavano i loro bambini? Per questi uomini che desideravano qualcosa per sostenere le propri famiglie? Siamo una società che ha dimenticato l’esperienza del piangere, del “patire con”: la globalizzazione dell’indifferenza ci ha tolto la capacità di piangere!".
Uomini, donne e bambini ammassati sui barconi provenienti dal territorio africano e diretti verso uno spicchio d'isola ritenuto una vera e propria terra promessa per tanti diseredati.
Il Papa ha fatto una scelta fortemente simbolica, approdando, come suo primo viaggio fuori dalle mura vaticane, sull'isola di Lampedusa. Con la sua preghiera rivolta alle tantissime vittime di questi viaggi della speranza, ha cercato di scuotere le coscienze di tutti: "la globalizzazione dell’indifferenza ci rende tutti “innominati”, responsabili senza nome e senza volto".
Probabilmente non ha tutti i torti chi sostiene che esiste una palese differenza fra la predicazione religiosa e gli interventi politici che uno Stato deve attuare per amministrare un fenomeno così complesso e drammatico. Non si può, però, negare che ci ritroviamo dinanzi a un dramma contemporaneo che, in questi anni, non sempre è stato gestito con la giusta determinazione dal nostro Governo e che meritava, inoltre, un maggiore coinvolgimento dell'Europa come entità politica.
Così non è avvenuto e gli errori sono stati tanti e progressivi. Il Papa si chiede di chi sia la responsabilità del sangue versato da tanti esseri umani e pone l’accento su come, ormai, "abbiamo perso il senso della responsabilità fraterna, guardiamo il fratello mezzo morto sul ciglio della strada, pensiamo poverino e continuiamo per la nostra strada”.
Chi ha pianto, si chiede ancora, “per la morte di questi fratelli e sorelle? Chi ha pianto per queste persone che erano sulla barca? Per le giovani mamme che portavano i loro bambini? Per questi uomini che desideravano qualcosa per sostenere le propri famiglie? Siamo una società che ha dimenticato l’esperienza del piangere, del “patire con”: la globalizzazione dell’indifferenza ci ha tolto la capacità di piangere!".
Canzone del giorno: Cry Baby (1971) - Janis Joplin
Clicca e ascolta: Cry....