L'intera famiglia Ligresti, padre e i tre figli, finisce in carcere: il patrono Salvatore, 81 anni, ai domiciliari, il figlio Paolo, per il momento, é in Svizzera (e, quindi, è sfuggito alla cattura), le due sorelle rinchiuse in carceri diversi. Gli altri tre arresti coinvolgono, invece, tre manager che facevano parte del vertice della Fonsai.
Tutti e sette si dichiarano (naturalmente!) innocenti. I magistrati, invece, li ritengono responsabili di
falso in bilancio, aggravato da gravissime manipolazioni contabili che hanno permesso di nascondere un rosso di 600 milioni e fatto incassare al gruppo familiare utili per 253 milioni (il tutto a svantaggio dei 12 mila piccoli azionisti).
Salvatore Ligresti, padrone della Sai Assicurazioni, nel 2002 acquistó la compagnia Fondiaria e dalla fusione delle due società nacque un gruppo solidissimo (almeno in apparenza) divenuto leader italiano in campo assicurativo e secondo soltanto alle Generali.
Dal 2009 in poi le perdite della Fonsai sono divenute sempre più evidenti e la famiglia Ligresti, secondo i giudici, ha fatto di tutto per nasconderle.
Uomo potentissimo e amico di tanta gente che conta (politici, finanzieri, imprenditori), l'ingegnere di origini siciliane ritorna ad avere guai con la giustizia (nel 1997, in piene Mani Pulite, subì una condanna a 28 mesi) mentre le spese pazze delle due figlie (di Jonella per i cavalli e di Giulia per le moda) arricchiscono anche la cronaca rosa (la procura valuta che i tre figli succhiassero al gruppo 50 milioni l’anno solo per loro).
Un disastro familiare da tempo annunciato. Gian Maria De Francesco su Il Giornale definisce quella di Ligresti: "una storia di «salotti buoni», quei circoli ristretti della finanza di relazione nella quale il costruttore siciliano era riuscito a farsi largo grazie ai buoni uffici di un altro siculo, Enrico Cuccia. E non è un dettaglio che fosse stato il «delfino» del creatore di Mediobanca, Vincenzo Maranghi, a scegliere Ligresti come «cavaliere bianco» per Fondiaria, per proteggerla dall'Opa su Montedison. E non è un dettaglio che prima dell'uragano l'Ingegnere avesse invano cercato una sponda in Vincent Bolloré, socio francese forte di Piazzetta Cuccia che gli aveva prospettato un intervento di Groupama, fallito causa l'obbligo di Opa. Anche l'inizio della decadenza, però, ha una data precisa: il dicembre del 2011. Nonostante l'aumento di capitale da 450 milioni lanciato sei mesi prima con il fattivo sostegno di Unicredit, Fonsai naviga ancora in cattive acque. C'è bisogno di un'altra ricapitalizzazione. Mediobanca, che teme per gli 1,1 miliardi di esposizione su Fonsai nel bel mezzo della crisi da spread, e gli altri istituti creditori (sono coinvolte anche Imco e Sinergia, le «scatole» sopra Premafin) hanno deciso che per l'Ingegnere e i suoi figli non c'è più spazio. Di lì al coinvolgimento di Unipol il passo è breve. Poi il diluvio".
Canzone del giorno: Family Affair (1971) - Sly and the Family Stone
Clicca e ascolta: Family....