Il
tramonto della società opulenta è ben delineato dal cardinale Ravasi che, nel
suo “Breviario” domenicale su Il Sole 24 Ore, ci ricorda, con l’efficace
proprietà di sintesi che lo contraddistingue, gli squilibri provocati dal
consumismo.
Gianfranco Ravasi - da Domenica de Il Sole 24 Ore (5 maggio 2013):
"Nella società opulenta non si può fare nessuna
valida distinzione tra i lussi e le necessità.
In
inglese si ha affluent society,
un'espressione diffusa soprattutto negli anni del benessere: aveva ragione John
K. Galbraith, il famoso economista statunitense, a bollare – nell'opera che
recava come titolo proprio quella locuzione – la confusione tra lusso e
necessità. Questo equivoco ha, certo,
sviluppato i consumi, ma ha anche squilibrato la scala dei valori e persino
della realtà.
A chi
gli chiedeva perché frequentasse così assiduamente l'agorà di Atene e il suo
mercato, Socrate rispondeva: «Per vedere
le tante cose di cui non ho bisogno!». La crisi attuale ha scosso l'ebbrezza
dell'acquisto a tutti i costi e almeno un vantaggio lo si è avuto, quello di
insegnare la sobrietà e di cancellare una parte degli enormi sprechi legati
alla vanità del lusso e dell'eccesso. Lapidario era già Confucio: «Chi si modera di rado si perde»".