Ore
19.06.
Il fumo
bianco fuoriesce dal comignolo più famoso del mondo.
Proprio
in quel preciso momento mi accingo a entrare dal mio parrucchiere.
Apro la
porta.
"Buonasera...".
I quattro
uomini che riempiono il locale rispondono distrattamente al saluto e m'invitano
a seguire sul computer, in diretta dal Vaticano, la visione della fumata
bianca.
Alla
quinta votazione il nuovo Papa è stato eletto. Applauso scrosciante da piazza San
Pietro.
Uno dei
clienti esulta in attesa di sapere nazionalità, "colore" e nome del
Pontefice.
Ripete
per due volte la festosa locuzione, secondo una sua personale formula:
"Avemus Papas".
Un'ora
dopo il cardinale protodiacono annuncia al mondo, attraverso l'Habemus Papam,
l'elezione di Mario Jorge Bergoglio. Per la prima volta un cardinale
sudamericano riesce a salire sul soglio di Pietro.
È anche
la prima volta di un gesuita e, come se non bastasse, mai nessun Pontefice
aveva deciso di chiamarsi come uno dei santi più popolari e venerati.
Grande
dose di coraggio scegliere un nome così impegnativo.
Dal riso
dell'azzardato "Avemus Papas" si passa alla pura emozione quando il
nuovo Papa si presenta ai fedeli dal balcone del palazzo vaticano.
Campane a
festa e un caloroso augurio a un Pontefice che, fin da subito, appare come una
novità pastorale e geopolitica.