nuovigiorni

"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

martedì 14 agosto 2012

Sconfitte


da Google.it
Cala il sipario sui Giochi Olimpici di Londra.
Medaglie, vittorie, successi e tante sconfitte (e sconfitti!).
C’est la vite, potrebbe azzardare a dire qualcuno.
Per tantissimi atleti un’intensa fatica che non si è potuta tradurre in un risultato concreto e vincente.
In una società iper-competitiva non sempre i valori sportivi coinvolgono tutti in modo positivo.
L’importante è partecipare e in automatico bisognerebbe togliersi il cappello dinanzi a chi è riuscito a ottenere un migliore risultato.
E invece… Vincere, Vincere, Vincere.
Non sono gli altri che sono stati più bravi (preparati, in migliore condizione atletica…) di te, ma sei tu che sei non riuscito a vincere. Il resto conta pochissimo!
Le statistiche ci ricordano che tra coloro che praticano discipline sportive addirittura sette su dieci, fanno ricorso a sostanze (lecite o non che siano) per favorire la propria prestazione.
A volte si tratta di sostanze legali, di cui spesso si abusa (anti-infiammatori. Integratori, proteine, vitamine), altre volte l’ossessione della vittoria a tutti i costi (e la mancanza di equilibrio di tanti adulti) trascinano gli atleti più giovani verso l’assunzione di stupefacenti che devastano la persona.
Quanto accaduto ad Alex Schwazer è molto triste ma è figlio della cultura del vincere.
Alle Olimpiadi di Pechino, nel 2008, Schwazer riuscì a vincere la medaglia d’oro nella 50 Km di marcia, stabilendo, inoltre, il record olimpico.
Poi iniziano gli anni di preparazione ai Giochi di Londra e l’allenamento per il campione diventa un vero e proprio incubo: «A Pechino ero sereno. Ho vinto per quello. Mi ero allenato tanto ed ero pulitissimo, avevo i valori del sangue di un anemico. Dopo è iniziato l' incubo. Nell'allenarsi per i 50 km non c' è gioia, nel mio sport non c' è piacere, nello svegliarsi la mattina per uscire e marciare per ore c' è solo tanta fatica e tanta solitudine. Lo dicevo a mia mamma. "Non ce la faccio più ad alzarmi così presto". La verità è che a un certo punto avrei voluto un' altra vita, un altro lavoro, poter vedere di più la mia fidanzata...».
La paura di fallire si trasforma in un vortice di fiale e di droga che si traduce, alla resa dei conti, nell’ennesima solitudine dello sconfitto.

Canzone del giorno: Solitude (2005) - Dianne Reeves
Clicca e ascolta: Solitude....