Sul fenomeno della globalizzazione è stato
scritto di tutto.
Economisti, sociologi, opinionisti e perditempo di
ogni risma hanno tentato (e tentano), ognuno nel proprio ruolo, di tratteggiare
cosa veramente stia accadendo nel mondo aperto alla nuova commercializzazione.
I vari rendiconti non fanno altro che
rammentarci, giorno dopo giorno, come la nostra civiltà occidentale non possa
che uscirne più impoverita: se le condizioni di vita migliorano nei Paesi
ritenuti più arretrati, in quelli più progrediti non si può fare a meno di
assistere, giocoforza, a un peggioramento progressivo.
La nostra mano d’opera è divenuta fuori mercato a
seguito della produzione a basso costo da parte dei paesi emergenti.
Piero Ottone, nella sua rubrica settimanale sul
Venerdì, ha di recente sottolineato di provare grande meraviglia quando, in
tema di globalizzazione, se ne discute come se fosse una libera scelta.
E racconta come qualche giorno fa «un articolista
addirittura si vantava di avere previsto con decenni di anticipo che in
Europa avrebbe prodotto disoccupazione, e si rammaricava che non gli si fosse
dato ascolto. Quasi non credevo ai miei occhi: l’autore parlava della
globalizzazione come se fosse possibile instaurarla o impedirla a piacimento.
Aprendo o chiudendo un rubinetto? Che illusione! Questi fenomeni di dimensione
globale non sono decisi a sangue freddo da gruppi di potere (ovviamente
malvagi). Sono inarrestabili come un fiume in piena.
Voglio sperare che l’articolista stesse
scherzando. Ma sono scherzi pericolosi, perché tanti li prendono sul serio. Di
tutte le sciagure nella storia si sono fabbricate, e tuttora si fabbricano,
teorie complottarde. Era colpa dei fornai se scarseggiava il pane nella Milano
del Seicento, era colpa degli untori se c’era la peste: e non è forse colpa dei
padroni se oggidì si licenzia tanta gente, se cresce la disoccupazione? Tutte
le sciagure della storia sono imputate alle oscure manovre dei gruppi di
potere: ieri toccava ai gesuiti e ai massoni, oggi se la passano male i
banchieri. Le leggende metropolitane non finiscono mai. Adesso è di turno la
globalizzazione».
Canzone del giorno: Wide River (1993) - Steve Miller Band
Clicca e ascolta: Wide....