Quando le prime pagine dei
quotidiani (non sportivi), pur non essendo lunedì, dedicano spazio a calcio e
calciatori, allora significa che, ancora una volta (da quanti anni ormai?), è
di scena il calcio-scommesse in tutto il suo “splendore”: partite truccate,
osceni autogol, mazzette, derby venduti e infamie (e scommesse) di ogni genere.
L’ultima nefandezza riguarda
un autogol fatto di proposito da Andrea Masiello, difensore del Bari, durante la
partita Bari-Lecce del 15 maggio dello scorso anno.
Le Procure indagano e le
inchieste sconvolgono nuovamente il mondo del calcio, un’industria con
innumerevoli ombre che, come sostengono in tanti, è in pratica sul lastrico:
costi sempre più in crescita da parte delle società di serie A, nonostante i
galoppanti debiti e i bilanci in (profondo) rosso.
Da un lato il
calcio-scommesse e a seguire delle aziende che, come di recente ha sottolineato
il ministro Gnudi, sono sull’orlo del fallimento: “Il calcio è una grande
realtà, ma io faccio il ragioniere e leggo bilanci molto preoccupanti. In altri
ambiti, con quei numeri si parlerebbe di società prossime al fallimento”.
D’altronde i numeri sono veramente
da capogiro: la serie A ha debiti per 2,6 miliardi (+14 per cento rispetto alla
stagione precedente). La perdita netta della gestione è di 428 milioni (+23%).
Su 107 squadre delle varie
serie, soltanto 19 hanno chiuso in attivo (in serie A sono in otto fra cui
Udinese, Lazio, Napoli e Palermo).
Traditori del pallone e
sistema calcio ad un passo dal default.
Canzone del giorno: I Can't Fail (2009) - Robert Cray
Clicca e ascolta: I Can't....