In un
mondo del lavoro ideale la nuova riforma governativa dovrebbe permettere un
aumento della flessibilità in uscita e rendere più complicata la stipula dei
contratti di lavoro a tempo determinato.
Un
futuro mercato del lavoro basato su una fisiologica flessibilità all’inizio
della propria attività lavorativa e subito dopo (si presume in tempi brevi)
l’ingresso nel contratto a tempo indeterminato.
Fermo
restando che il mercato del lavoro andava (e va) sbloccato dopo tanti anni
(troppi!) di inconcludente pressapochismo politico, restano tanti gli
interrogativi (e dubbi) sui reali vantaggi e sulle adeguate applicazioni della
nuova riforma.
Sempre
più spesso si percepisce la sensazione (soprattutto quando si seguono i
telegiornali o i vari talk show) che sia alto il livello di approssimazione con
il quale vengono trattati gli argomenti.
Molti
commentatori (per non parlare delle dichiarazioni dei vari parlamentari)
sembrano un po’ lontani dalla (dura) realtà e risulta difficile percepire
chiaramente il collegamento tra ripresa produttiva (il tanto agognato sviluppo)
e libertà di licenziare.
Probabilmente
nel migliore dei mondi possibili il lavoratore licenziato non ricorre al
giudice per esercitare un tentativo di reintegro ma, al contrario, con garbo e
cortesia saluta il vecchio datore di lavoro e, dopo aver incassato con un
sorriso (e gratitudine) una congrua indennità, si proietta (a prescindere
dall’età) alla ricerca di una nuova occupazione più congeniale, più gradita e
nella quale, quasi sicuramente, riuscirà a farsi pagare di più rispetto a
prima.
Naturalmente
tutto questo... nel migliore dei mondi possibili!
Canzone del giorno: There Must Be a Better World Somewhere (1981) - B.B. King
Clicca e ascolta: There must....