Tanto tuonò che anche il
Trota si ritrovò ben arrostito sulla griglia.
Le sue dimissioni da
consigliere regionale non potevano che avvenire nel giorno di pasquetta, quando
sua maestà il barbecue si permette di
ospitare qualsiasi tipo di pietanza.
Un nucleo familiare, quello
dei Bossi, abbrustolitosi fra truffe aggravate ai danni dello Stato e
appropriazioni indebite condite da viaggi, hotel e cene pagate con i soldi acquisiti
grazie ai rimborsi elettorali.
Meno di due anni fa la signora
Manuela Marrone, coniuge dell’on. Bossi e madre di tre adorabili “fanciulli”
(il Trota compreso), finì sui giornali a seguito del finanziamento di 800 mila
euro assegnato dal governo alla “Libera scuola dei popoli padani”, diretta e
fondata dalla stessa.
Allora in molti abbiamo
pensato (e sostenuto nelle discussioni fra amici) che, prima o poi, il
lombardo-romano Umberto si sarebbe politicamente sgretolato per colpa di un
decadente e disgustoso familismo.
Un’assolutizzazione dei
legami familiari tipica di un’Italia ingessata, corrotta e burocratizzata che,
questa volta, vede coinvolto l’intero nucleo del senatur, “badante” compresa,
come da sempre è definita l’onorevole Rosy Mauro, anch’essa coinvolta nel
vortice dei favoritismi di marca leghista e presenza costante in tutte le foto
di Umberto Bossi.
Dietro al caos leghista degli
ultimi mesi c’è la presenza, oltre che di figli ingordi, di due particolari donne
che non saranno “rumene” ma pur sempre di “terruncielle” si tratta.
Siciliano il padre della
signora Marrone, brindisina di San Pietro Vernotico la signora Mauro, oggi vice-presidente del Senato della Repubblica
(sic!).
Il destino è strano e la
legge del contrappasso ci mette la sua in forma di “giustizia compensatrice”
non soltanto sul fronte della corruzione (vi ricordate nel 1992 i leghisti che in
Parlamento sventolavano il cappio contro i politici corrotti?), ma anche sul versante
dell’orgoglio padano.
Povero senatur, trafitto da
Manu e Rosy… ed è subito sera!