Una breve nota sulla vantaggiosa e strategica legge sui rimborsi elettorali.
“Vantaggiosa” per politici e politicanti, che hanno visto, anno dopo anno,
lievitare la carta moneta presente nelle casse del loro partito.
“Strategica” perché ha permesso ai partiti, all’indomani del referendum del
1993 che decretava l’abolizione del finanziamento pubblico, di trovare l’adeguato
“trucco” legislativo per continuare a beneficiare di stratosferici mezzi
pubblici.
D’altronde si tratta di soldi della collettività, ossia di tutti i
cittadini e, quindi, sostanzialmente di nessuno!
Non c’è partito (anche il più minuto e battagliero) che non abbia fatto, in
questi vent’anni, il buon viso a una
legge che ha acquisito le sembianze di una stuzzichevole gallina dalle uova d’oro
(massiccio!).
Basti pensare che proprio alla fine del 1993, per il rinnovo delle Camere, una legge prevedeva di concedere ai partiti, per le spese
della campagna elettorale, una cifra che triplicava le somme che,
fino a quel momento, venivano erogate come rimborsi.
L’unico paletto dei tempi era quello che, per spartirsi la gustosa “torta” era
necessario per il partito ottenere almeno il 4 per cento dei voti su scala
nazionale. Poi i nostri parlamentari si sono resi conto che non bisognava fare
torto a nessuno e che, quindi, era necessario abbassare la soglia per godere dei
denari. Nell’estate del 2002, modificata la legge, anche il più minuscolo
dei partiti inizia a ricevere i soldi statali, purché riesca a superare la mini-soglia dell’1 per
cento.
E anche quando il partito non esiste più, può continuare, a norma di legge,
a percepire i profumati bigliettoni.
Et voilà le jeux sont
fait.
Di questa forma di pasticciaccio all’italiana ne parlano, ad anni alterni, commentatori di
ogni estrazione culturale, ma soltanto adesso i nostri politici fanno la faccia
imbarazzata, magari sostenendo che si tratta di una legge che va cambiata.
Una legge cui nessuno ha saputo rinunciare (o contestare più di tanto) e
che "grazie" ai presunti imbrogli di Luigi Lusi, ex tesoriere del fu partito
della Margherita, è ritornata a far discutere e a far ammalare di rabbia i più, compreso il "distratto" segretario Francesco Rutelli che non si è reso conto che il suo collega era intento a prosciugare le casse del partito per fini meramente personali.
Rutelli, come leader radicale, fu tra i promotori, negli anni ’90, del referendum contro l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti.
Altri tempi!
Rutelli, come leader radicale, fu tra i promotori, negli anni ’90, del referendum contro l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti.
Altri tempi!
Canzone del giorno: What Do You Do For Money Honey? (1980) - AC/DC
Clicca e ascolta: What Do You Do....