nuovigiorni

"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

sabato 5 aprile 2025

Liberation Day

Liberation Day: e se fosse il resto del mondo a liberarsi degli Stati Uniti? C'era una volta un'America che guidava il mondo. Poi arrivò Trump. E con lui, una serie di decisioni che sembrano uscite da un manuale di autodistruzione economica. Con la genialata dei dazi, il presidente sta regalando agli Stati Uniti un nuovo motivo di deficit: quello cognitivo. Abbiamo assistito a deficit commerciali, deficit di bilancio, e ora il deficit di logica si unisce al club. Trump sembra credere che l'economia sia un gioco a somma zero, che chiudere le porte all'importazione possa magicamente riportare indietro la manifattura e l'occupazione, e che i dazi siano un'arma a senso unico. Peccato che funzioni al contrario. I dazi sulla componentistica dell'automotive, per esempio, colpiscono pesantemente le case americane, che vedranno i costi salire e la competitività scendere. Geniale, vero? Prendiamo un altro esempio: il paese più penalizzato dai dazi è il Vietnam, dove Nike realizza oltre il 50% delle scarpe da destinare al mercato. The Donald non ha chiaro il concetto di interdipendenza economica, che contraddistingue (in modo indelebile) il mondo di oggi. Le tariffe non riporteranno neppure la manifattura negli Stati Uniti. Trump sta infatti creando un vuoto di credibilità, che non incoraggia investitori stranieri ad aprire insediamenti produttivi negli Usa. Ed è proprio qui che il danno può diventare irreparabile. Gli investitori non amano l'incertezza e il protezionismo crea esattamente questo: un contesto instabile, dove fare affari diventa un salto nel buio. Proprio questo deficit di credibilità potrebbe portare gli Usa a perdere l'esorbitante beneficio di essere valuta di riserva del mondo. Secondo Goldman-Sachs, il rischio di recessione nei prossimi mesi è aumentato dal 20% al 35%, e per J.P. Morgan potrebbe arrivare fino al 40%. L'analisi Bloomberg sostiene addirittura che questa potrebbe essere la prima recessione direttamente causata da politiche economiche della Casa Bianca. Secondo dati della Federal Reserve Bank di Atlanta, la crescita del Pil statunitense è già calata del 2% a seguito dell'insediamento di Trump a gennaio 2025, mentre il trade deficit è aumentato del 34% nello stesso periodo. E la spesa dei consumatori? In calo dello 0,2%, segno che la fiducia nell'economia sta evaporando. E poi c'è il capitolo geopolitico, perché Trump non si sta solo facendo del male da solo, ma sta anche facendo il gioco della Cina. La sua strategia dei dazi sta unendo il resto del mondo contro gli Usa lasciando spazio libero a nuovi accordi di libero scambio: negli ultimi giorni addirittura Pechino, Tokyo e Seul hanno condiviso propositi in tal senso. Con la brillantezza di un giocatore di scacchi che non vede oltre la prima mossa, sta spingendo gli alleati storici americani verso nuove alleanze, dove l'influenza di Washington si dissolve come neve al sole. Le tariffe di Trump sono le più alte imposte da un governo statunitense negli ultimi 90 anni e, secondo le analisi, danneggeranno - lo ribadisco - proprio l'industria manifatturiera che avrebbero dovuto proteggere. L'aumento dei costi degli input, il caos nelle catene di approvvigionamento e i prezzi finali più alti penalizzeranno produzione e occupazione. Il Canada ha già avviato un boicottaggio dei prodotti americani, con il 98% dei consumatori che preferisce prodotti locali. L'Australia ha stanziato un miliardo di dollari per supportare le sue aziende nell'esplorare nuovi mercati. L'America sta rapidamente perdendo rilevanza internazionale, proprio mentre la Cina si prepara a riempire il vuoto. E così, mentre si festeggia il Liberation Day, possiamo dare un'interpretazione più ampia al concetto di liberazione. Non solo celebriamo la libertà dalle dittature del passato, ma anche la prospettiva di un mondo che si libera da un protezionismo miope e suicida. Trump voleva rendere l'America grande di nuovo. Sta solo rendendola più sola, più debole e più in crisi. E mentre lui insiste con la sua retorica da guerra commerciale, l'economia reale soffre. Le imprese americane vedono ridursi i mercati di sbocco, le filiere produttive subiscono interruzioni e i costi si impennano. La verità è che nessun paese è un'isola e chiudersi al mondo significa autocondannarsi all'irrilevanza. Un capolavoro di autolesionismo, firmato Donald J. Trump.

Giuliano Noci, Il Sole 24 Ore (4/4/2025)

Canzone del giorno: Sea Of Madness (1986) - Iron Maiden
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venerdì 4 aprile 2025

Una tragedia che si ripete

Una tragedia dei nostri tempi, che tristemente torna a ripetersi in tutta la sua gravità, la punta dell’ iceberg di un disagio giovanile nel rapporto tra sessi diversi non può che scuotere le coscienze e farci chiedere il perché, in cosa si è sbagliato nella formazione educativa dei giovani. E la scuola fino a che punto è stata attenta e vigile nell’ abbattere barriere ancestrali di possesso e di maschilismo arido e brutale? I femminicidi di questi giorni che hanno sporcato di sangue la capitale e ancora più a sud, in terra di Sicilia, la città di Messina ripropongono il problema in tutta la sua crudezza e rappresentano il frutto perverso di una società malata. Una società chiusa a riccio nella propria solitudine che si proietta all’esterno in tante monadi. Due giovani vite spezzate, quella di Ilaria Campanella e quella di Sara Sulo, colpite da mani assassine che in preda ai fumi della gelosia e del possesso non si sono fermate davanti a quello che ritenevano loro. Come nelle tragedie greche antiche si rimane attoniti. Gelosia e possessività echeggiano come miti primordiali con la gelosia figlia della possessività. I figli di Giasone uccisi dalla madre Medea. Il male mai domato, e noi convinti, riteniamo di sapere da quale parte esso stia, per inconsciamente sanare ferite, condannando chi del male si è fatto esecutore. Ma la tragedia greca si chiude in catarsi corale. La nostra generazione ne è in grado? O tenta a rimuovere e obliare il dolore. “Abbiamo perduto tutti!” Parole straordinarie quelle del signor Cecchettìn padre di Giulia anch’essa vittima di femminicidio, dette a caldo di sentenza dell’ergastolo all’ assassino della figlia. Monito sottile e accorato a chiedersi: “Dove va l’umanità?” È ancora in tempo per arrestarsi prima del baratro? Di altra visione, “altra” sottolineerei, hanno necessità le nuove generazioni per sopravvivere.

Paolo Caruso, lopinioneragusa.it (3/4/2025)

Canzone del giorno: Not To Blame (1994) - Joni Mitchell
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mercoledì 2 aprile 2025

Erasmus

Franzaroli, da google.it

















Canzone del giorno: Children Of The Future (1968) - The Steve Miller Band
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martedì 1 aprile 2025

Playlist Marzo 2025

      1.      Samantha Fish, All Ice No Whiskey – (Faster – 2021) – Intromissione

2.      Black Sabbath, Megalomania – (Sabotage – 1975) – Trump Gaza

3.      Joe Bonamassa, Blu And Evil – (Black Rock – 2010) – Il superbo

4.      Edoardo Bennato, La fata – (Burattino senza fili – 1977) – La fata

5.      Annie Lennox, Bitter Pill – (Bare – 2003) – Dazi

6.      Elis Regina e Antonio Carlos Jobim, Águas de março – (Elis & Tom – 1974) – Giorni di marzo

7.      Queen, Somebody to Love – (A Day at the Races – 1976) – Follemente

8.      Timoria, Febbre – (El Topo Grand Hotel – 2001) – 37 e mezzo

9.      Natalie Cole, Undecided – (Take a Look – 1993) – Menù  

10.   Metallica, No Remorse – (Kill ‘Em All – 1983) – Burro e cannoni

11.   Marianne Faithfull, Sparrows Will Sing – (Give My Love to London – 2014) – Quanto è lontana Gaza?

12.   Leonard Cohen, Democracy – (The Future – 1992) – Abuso di potere

13.   Nick Drake, Democracy – (Pink Moon – 1972) – Parassiti

14.   Antonello Venditti, Buona domenica – (Buona domenica – 1979) – La Domenica

domenica 30 marzo 2025

La domenica

La domenica è il giorno in cui escono i “ domenicali” dei quotidiani, come il supplemento che state leggendo; quello in cui alcuni vanno a messa, altri a pranzo fuori o in gita, altri ancora semplicemente si annoiano e non vedono l’ora che sia lunedì. Ossia il giorno in cui ricominceranno ad aspettare (o a temere) la prossima domenica. Insomma, che lo si voglia o meno la domenica è un giorno cruciale della settimana, un giorno speciale. Ma chi l’ha inventata? Gli uomini medioevali ce l’avevano? Certo che sì. Ma i Greci e i Romani no di sicuro. E allora cosa c’era prima delle domeniche e come sono nate? Il bello è che Greci e Romani non solo non avevano la domenica, ma neppure la settimana. I primi, infatti, contavano i giorni del mese per decadi, insomma invece della “settim-ana” avevano una sorta di “decim-ana”; i secondi invece li raggruppavano per otto, diciamo che avevano la “ otti- mana”, ogni volta seguita da un “nono giorno” (lenùndinae) in cui cessavano i lavori agricoli e i contadini venivano in città a fare mercato. In quei giorni l’affluenza era così numerosa che in occasione delle nùndinae, la cui creazione veniva fatta risalire nientemeno che a Romolo, si promulgavano le leggi, in modo che potessero risultare note al maggior numero possibile di persone. Visto come andavano le cose in Grecia e a Roma, è facile rendersi conto che, se vogliamo scoprire come nasce la domenica, bisogna prima di tutto capire come nasce la settimana. […] Dopo varie vicissitudini, l’ordine dei sette pianeti era stato stabilito come segue: Luna, Marte, Mercurio, Giove, Venere, Saturno, Sole – il quale, non dimentichiamolo, per gli antichi girava anche lui attorno alla Terra. Ora, basta elencare i nomi che continuiamo a dare ai giorni della settimana ( Lune- dì, Marte-dì, Giove-dì, Vener-dì) ecco che riemerge l’antico ordine planetario. Salvo per quel che riguarda il sabato, nient’altro che la trascrizione (già greca e latina), dell’ebraico shabbat: a testimonianza di quanto la cultura giudaica ha influito su quella cristiana. Ma se usciamo dalle lingue neolatine, ecco ad esempio che in inglese il sabato si chiama Saturday, è ancora il “ giorno di Saturno”, come nell’antichità. E la domenica? Il settimo giorno era comunemente chiamato Dies Solis, il giorno del sole, secondo l’ordine dei pianeti che abbiamo descritto sopra, e venne a lungo chiamato così anche dai cristiani. Salvo però questo importante particolare. Dal Nuovo Testamento emergeva che Gesù era risorto “ il giorno dopo il sabato”, e quindi ben presto tale giorno fu particolarmente dedicato a pregare e onorare il Signore. Stava insomma nascendo ladies dominica, il giorno del Dominus, del Signore, da cui la nostra domenica. La cosa interessante, però, è che l’imperatore Costantino, colui che favorì decisamente ( ma anche molto abilmente) la diffusione del cristianesimo nell’impero, questo giorno lo chiamava indifferentemente dies solis, come i “ pagani”, e dies dominica, come i cristiani. Ora, bisogna sapere che Costantino giocò un ruolo fondamentale nella creazione della domenica. In pratica, la domenica come la conosciamo oggi l’ha inventata lui. In una costituzione emessa dall’imperatore il 3 marzo 321, infatti, nel dies solis viene imposta il riposo a tutte le professioni e categorie di lavori eccetto quelli agricoli. Perché questo giorno non viene chiamato dies dominica? Per dirla in modo molto semplificato, Costantino teneva ancora i piedi in due staffe, voleva favorire il cristianesimo ma non desiderava affatto opprimere o offendere quelli che ancora non credevano.

Maurizio Bettini, Robinson – la Repubblica (16/3/2025)

Canzone del giorno: Buona domenica (1979) - Antonello Venditti
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venerdì 28 marzo 2025

Parassiti

Noi europei, come ha detto Trump, saremo forse anche dei parassiti, ma tra gli americani certamente non mancano gli ebeti, sinonimo di un'altra parola che inizia con la lettera C e finisce in «...oni». Succede infatti che i nuovi vertici del Pentagono (il ministero della Guerra più potente del mondo) nominati da Trump - un ex giornalista e un ex deputato di seconda fila - hanno condiviso per sbaglio via chat con un giornalista i piani di attacco ai guerriglieri Houthi filoiraniani che imperversano nel Mar Rosso a caccia di convogli commerciali. Un documento ovviamente segretissimo, la cui divulgazione ha messo a rischio non solo le operazioni, ma pure la vita di centinaia di soldati. Il giornalista, ovviamente, ha fatto il suo mestiere e addio al segretissimo di Stato. Torna alla mente la celebre frase che John Kennedy pronunciò nella campagna elettorale contro Nixon: «Comprereste un'auto usata da quest'uomo?». Oppure quella di Winston Churchill: «Puoi sempre contare che gli americani facciano la cosa giusta dopo che hanno provato ogni altra cosa». Certo, poi uno vede il video stile adolescente influencer tiktoker con cui la ministra europea per la Gestione delle crisi, la belga Hadja Lahbib, pubblicizza il kit per la sopravvivenza in caso di guerra «perché tutti i cittadini siano pronti a resistere, a essere strategicamente autonomi per almeno 72 ore» e si cade dalla padella americana nella brace europea. Insomma, dove ti giri ti giri è inevitabile imbattersi in qualcosa che lascia così stupiti per inadeguatezza che ti vien da dubitare di stare dalla parte giusta della storia. Poi, però, ci rifletti e arrivi alla conclusione che l'Occidente sarà anche un luogo bizzarro ma al mondo non ce n'è uno migliore. Può essere che fuori dai suoi confini personaggi e iniziative del genere non sarebbero accettati, ma alzi la mano chi sarebbe disposto a fare cambio. «La democrazia - ebbe a dire il presidente turco Erdogan - è un prodotto della cultura occidentale e non può essere applicata al di fuori in contesti culturali, religiosi, sociologici e storici diversi». La democrazia permette un ampio uso di scelleratezza, sopporta parassiti e idioti, ma dittatori, tagliagole e illiberali di vario ordine e grado sono ben peggio.

Alessandro Sallusti, Il Giornale (27/3/2025)

Canzone del giorno: Parasite (1972) - Nick Drake
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mercoledì 26 marzo 2025

Abuso di potere


Abuso di potere, mitigato dal consenso popolare: ecco l’ideale della nostra democrazia.

Leo Longanesi (1905 - 1957) - Una vita (1950)


Canzone del giorno: Democracy (1992) - Leonard Cohen
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