Scriptum
nuovigiorni.blogspot.it: scritti, spunti,commenti, chiacchiere e tabacchiere di legno
nuovigiorni
"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".
Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)
lunedì 2 dicembre 2024
domenica 1 dicembre 2024
Playlist Novembre 2024
2.
Ten
Years After, The Sun Still Burns Away – (Cricklewood
Green – 1970) – Gota
Frìa
3.
Thousand
Foot Krutch, Born This Way –
(Oxygen:
Inhale – 2014) – Mosaico
americano
4.
Daniel
Johnston, Dream Scream – (Rejected
Unknown – 2001) – Senza
freni
5.
Tommaso
Paradiso, Viaggio intorno al sole – (Sensazione
stupenda – 2023) –
Altri programmi
6.
The
Weeknd, Secrets – (Starboy
– 2016) – Lotta
per il segreto
7.
Iron
Maiden, The Prinoner – (The
Number of The Beast – 1982) – Intrappolato
8.
Riccardo
Cocciante, Era già tutto previsto – (L’alba
– 1975) – Parthenope
9.
Linkin
Park, Overflow – (From
Zero – 2024) – Supportare,
sopportare
10.
Alison
Moyet, Filigree – (The
Minutes – 2013) – Quale
arte?
11.
Carmen
Consoli, La signora del quinto piano – (L’abitudine
di tornare – 2015) – Rosso
sbiadito
12.
ZZ Top, Ten Dollar Man – (Tejas
– 1977) – Dominio
13.
Fabrizio
De André - PFM, Il pescatore – (Fabrizio
De André in concerto – Arrangiamenti PFM -1979) – PFM canta De André
sabato 30 novembre 2024
PFM canta De André
«L'idea di un tour con un gruppo rock sulle prime mi spaventò, ma il rischio ha sempre il suo fascino: forse in una vita precedente ero un pirata, e così una parte di me mi diceva di accettare.
Da un’intervista a Fabrizio De André
giovedì 28 novembre 2024
Dominio
Gli uomini fuggono da chi dice sempre le stesse cose. Ma se uno le dice con sufficiente arroganza, da costui si lasciano dominare.
Elias Canetti (1905 – 1994), La tortura delle mosche (Ed. Adelphi - 1993)
lunedì 25 novembre 2024
Rosso sbiadito
Nonostante aumenti la consapevolezza sul tema, l’emergenza non finisce. Il fenomeno così diventa sistemico. Novantasette donne uccise. Anche nel 2024, la violenza di genere non è passata di moda. Tanto che una donna su tre dichiara di averne subito almeno una volta nella propria vita. E mentre le facciate dei palazzi e le panchine si tingono di rosso e le piazze si riempiono di striscioni, il colore dell’indignazione sbiadisce, giorno dopo giorno. Ne è prova il fatto che per il 30 per cento dei giovani la gelosia è una dimostrazione d’amore, percentuale che sale al 45 per cento tra i 14-15enni, secondo la ricerca “Giovani Voci per Relazioni Libere”, condotta da Differenza Donna tra ragazzi e ragazze tra i 14 e i 21 anni. Il sintomo di una deriva culturale ed educativa che rende il problema tutt’altro che superato. Nel 2023, i femminicidi hanno costituito quasi il 36 per cento di tutti gli omicidi, con 17.789 casi di maltrattamenti familiari, 12.061 atti persecutori e 5.421 violenze sessuali. I dati mostrano che la violenza avviene principalmente nell’ambito familiare e della coppia, con il 41% degli omicidi compiuti dai partner attuali e il 12,8% da ex partner. Gli uomini sono responsabili del 93,3% degli omicidi, mentre le donne rappresentano solo il 6,7%. In Italia, le donne sono uccise dai partner o ex partner nel 51,5% dei casi, mentre le straniere nel 68,7%. I femminicidi costituiscono l’82% degli omicidi delle donne. Per quanto riguarda la sicurezza, le donne si sentono significativamente più insicure rispetto agli uomini, con una maggiore propensione a evitare di uscire di sera per paura. […] Il 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, non è solo una data simbolica, ma un invito a riflettere su un fenomeno che ancora oggi segna la vita di molte donne in tutto il mondo. Sono 21.842 le donne accolte dai Centri della Rete D.i.Re (Donne in rete contro la violenza) nei primi 10 mesi dell’anno. Numeri che, proiettati sui 12 mesi, arrivano a 26.210, con un incremento potenziale rispetto al 2023 di 3.125 donne. Il che significa 2.184 richieste di aiuto ogni mese, contro le 1.924 del 2023. “Anche quest’anno i numeri crescono e sempre più donne ripongono fiducia nell’esperienza e nella competenza delle nostre attiviste, rispondendo alle nostre sollecitazioni - dichiara Antonella Veltri, presidente D.i.Re -. Sono sempre di più, infatti, le donne che decidono di uscire da situazioni di maltrattamento o violenza rivolgendosi a uno dei nostri centri, dove sanno di trovare un’accoglienza non giudicante e sicura, che garantisce l’anonimato, con la gratuità dell’affiancamento nel percorso di uscita - continua Veltri -. Questo dato ci spinge a proseguire con determinazione e tenacia la nostra azione per il contrasto alla violenza maschile, cercando anche di rinforzare le attività di prevenzione che portiamo nella società tutta, dalla scuola dell’infanzia alle piccole e grandi aziende del territorio italiano”. Secondo il “Rapporto ombra” 2024, frutto del lavoro di più di trenta tra esperte di diritti delle donne, associazioni, organizzazioni sindacali e internazionali coordinate da D.i.Re, “lo Stato italiano non ha seguito un approccio sistemico e strutturale nel colmare il gender gap. Non ha implementato politiche o strategie di investimento riguardanti il caregiving, il lavoro, l’empowerment, lo status economico, la segregazione verticale e orizzontale delle donne, gli stereotipi e la violenza contro le donne”. Persiste l’inesorabile tendenza a reinterpretare e ridefinire le politiche di pari opportunità come politiche di famiglia e maternità, spiegano le esperte. Un approccio limitato che non risolverà mai il problema.
Simona Musco, Il Dubbio (25/11/2024)
sabato 23 novembre 2024
Quale arte?
Ormai hanno vinto anche alle elezioni i supermiliardari che non si sa come hanno fatto i soldi o forse sì, tipo Trump, e subito si sono presi il ricco dei ricchi, quello che chiamandosi Musk può aiutare i poveri a restare più poveri ma contenti. Ci mancava Cattelan per dare il colore dell’arte anche a chi ha i mobili di casa d’oro (forse finto o forse no), e per fortuna adesso c’è: l’acquirente è un magnate cinese, felice e contento di aver partecipato all’asta a New York prendendosi una celebre e puzzolente opera d’arte, che partiva venduta in precedenza a 120 mila dollari, e dopo una raffica di dollari in pazza salita, è stata venduta per 6,2 milioni. Il compratore è Justin Sun, possessore di miliardi in bitcoin, che ha annunciato felice: «Adesso me la mangio». L’opera, guardata con sospetto anche da chi l’ha appiccicata al muro di Sotheby’s a New York, con quel modesto pezzo di scotch, piccolissima meraviglia dell’arte, ha un nome grandioso: Comedian. E tutti quei soldi adesso che fine faranno? Quanto saliranno le quotazioni di Cattelan? E che cosa farà adesso l’artista? Chissà se in questo momento è a casa sua, pensando magari di creare prima o poi, visti i tempi, un’opera con protagonista un Trump nudo. Del resto viviamo non solo nell’epoca dell’inglese sfoggiato da Raffaele Fitto, ma anche e soprattutto in quella della grande passione per i ricchi ricchi. In cui, in particolare, le tante signore trumpiste si chiedono come si fa a diventare ricchi ricchi, senza sapere fare nulla. Io ricordo Maurizio Cattelan nel periodo di massimo spolvero, nel 2011 a New York alla stupendissima mostra intitolata All,“Tutto”. E già allora c’era chi si chiedeva se l’uomo era il solito pasticcione, per di più italiano, oppure il divino Cattelan. Su, dall’alto, le forme vuote e precipitose delle sue opere, come appese a un filo al Guggenheim, parevano una meraviglia. E pazienza se gli oggetti erano sempre pensati per scandalizzare, come — citando alcune delle sue creazioni più discusse — il Papa caduto e il cavallo appeso, Hitler in ginocchio e il cane impagliato, lo scheletro di un gatto gigante lungo otto metri, un bambolotto con la faccia di Picasso, una gran quantità di bambini impiccati, che avevano inorridito Milano da un albero di periferia. Poi, si sa, arrivano i momenti difficili, in cui perfino lui non sa quale direzione prendere. Potere seduttivo di Cattelan: nel 2002, un suo affezionato collezionista inglese gli chiese un ritratto della madre anziana e lui la configurò rattrappita dentro un frigorifero. La famiglia Brown era molto incerta, poi acconsentì e Betsy ebbe la ventura di morire prima di vedere il risultato: i familiari hanno fatto sapere di trovare conforto dalla scultura di cera poliestere e capelli umani, considerandola come un monumento alla memoria.
Natalia Aspesi, la Repubblica (22/11/2024)
giovedì 21 novembre 2024
Supportare, sopportare
"Grazie per avermi supportato e sopportato". Chi lo ripete non ha, in tutta evidenza, alcuna cognizione della sua estrema diffusione, che è tale da impedirgli ormai di strappare neppure mezzo sorriso. Il binomio costituito dai due participi (peraltro cugini strettissimi per etimo) si presenta alla mente del parlante con seduzione quasi obbligativa, da quando il verbo inglese "to support" ha visto ambientarsi disinvoltamente il suo adattamento all'italiano presso i parlanti della nostra lingua. Chi dice "grazie per avermi supportato" non può quasi fare a meno di dire "e per avermi sopportato!" , aggiungendo così una sorta di autocritica melodrammatica. Un po' come dire: "Era dura ma ce l'ho fatta grazie al tuo appoggio e riconosco come tu non me lo abbia fatto mancare neppure quando i miei comportamenti avrebbero indotto a maledirmi lo stesso Giobbe". Se si potesse concepire una classifica del genere forse diremmo che nella graduatoria dei binomi arguti più ripetuti in italiano "supportato e sopportato" promette di raggiungere e superare il finora inarrivabile campione nazionale, che è, senza ombra di dubbio: "oneri e onori". Curioso che in entrambi i casi l'associazione sia fra qualcosa che solleva (il supporto, l'onore) e qualcosa che grava (l'onere, il sopportare).
Stefano Bartezzaghi, Lapsus - la Repubblica (1/9/2024)