«Il mondo della comunicazione è cambiato, ha un volto nuovo. Non comprenderlo comporta dei rischi gravi per la libertà d’informazione e la circolazione delle idee. Quale partito votare, che azioni acquistare, quale strada imboccare per andare a casa: come prendiamo, mi chiedo, tutte queste decisioni?».
Le prendiamo, immersi nell’ambiente digitale.
«Dove dominano alcuni giganti, che sono lo strumento perché ogni informazione assuma una forma. Con questi giganti devono confrontarsi i soggetti che sono stati e sono tuttora i presìdi della libertà dell’informazione: le nostre tv, le radio, i giornali con i loro siti».
In tv, alla radio, sui giornali, i migliori intellettuali ci arricchiscono con i loro commenti Il problema è che i rapporti di forza sono impari.
«Sono straordinariamente sbilanciati. Gli editori escono dalla stagione del Covid, che è stata una traversata nel deserto. Eppure continuano a impiegare i migliori intellettuali del Paese che ci arricchiscono con le loro opinioni, gli inviati nei tanti teatri di guerra del mondo, le giornaliste e i giornalisti che fanno le domande scomode a chi esercita il potere».
Intanto i colossi della Rete corrono verso profitti milionari.
«Per questo è impossibile invocare la parità delle parti e il principio dell’uguaglianza dei contratti tra il giornalismo professionale e i signori del web».
Andrea Simoncini (docente di Diritto costituzionale all’Università di Firenze) intervistato da Aldo Fontanarosa (la Repubblica – 14/2/2024)