La notizia è la seguente: ieri sono rimasti chiusi, per più
di due ore, i siti archeologici più importanti di Roma.
Cancelli chiusi al Colosseo per assemblea sindacale dei
lavoratori e turisti allibiti (molti imbufaliti) davanti al cartello che
avvisava la momentanea (e lunga) interruzione degli accessi.
Polemiche a mai finire e posizioni contrastanti. Governo
contro sindacati. Equivoci e rivendicazioni. File di turisti stranieri che non
capiscono e regolamentazioni non sempre facili da digerire.
Camillo Langone su Il Foglio spiazza tutti e, dinanzi a un copione che si ripete, sforna una
sua riflessione controcorrente: “Sappiano i
romani cosa significa vivere come gli italiani, ossia in comuni senza un soldo.
Il Colosseo e altri siti archeologici di Roma sono rimasti chiusi qualche ora
per assemblea sindacale: embè? Il Colosseo è lì da duemila anni, ci sarà anche
domani e anche domani permetterà ad albergatori e ristoratori della capitale di
essere costosi e scortesi e scadenti come sempre. Ci si preoccupi piuttosto di
come sono ridotti i musei del resto d’Italia. Dal Veneto alla Puglia io
quest’estate ho visto dei gran portoni chiusi: chiusi i musei comunali, perché
i comuni non possono più pagare i guardiani, chiusi i musei diocesani, perché
le diocesi spendono tutto in misericordia e niente in memoria, chiusi i musei
delle fondazioni, perché gli sponsor si sono estinti. A Rimini il museo era
aperto ma il personale sembrava, per colore della pelle e conoscenza della
lingua, appena sbarcato (forse gli italiani laureati in storia dell’arte
pretendono di essere pagati, chissà). Invece a Rovigo un cartello rimandava la
riapertura a data da destinarsi. Al culmine di questo viaggio nella mia terra
desolata mi sono sentito come Eustachio da Matera, uomo di un secolo antico
eppure analogo: “Piango il destino delle città d’Italia, e la rovina del
mondo”. Che poi non capisco la smania plebea di visitare il Colosseo,
l’anfiteatro romano è un luogo di morte mentre nella pinacoteca rodigina è
conservata la Venere del Mabuse, tettine tonde e culo grosso, insomma la vita”.